Come The O.C. ci ha cresciuti (e forse traumatizzati)
Analisi lucida della serie TV culto per tutti i Millennials
Prendete un bulletto (ovviamente povero e scapestrato) con una storia familiare da incubo.
Un super nerdone con una passione smodata per i fumetti, con la mamma ricca e il papà avvocato.
Una ragazza problematica ma bellissima, con una madre un po’ Julie Cooper (si scrive Julie Cooper, si legge con un altro termine un po' più biblico, perché sappiamo bene cosa era Julie Cooper ma sono una principessa e le principesse non dicono le parolacce) e un papà truffatore.
Aggiungete la reginetta esplosiva e con molta poca pazienza, con un padre medico praticamente inesistente e una matrigna che si fa di barbiturici per sopravvivere al frastuono della vita.
Mescolate insieme. Boom. La ricetta perfetta per il teen drama che rimarrà impresso-marchiato-a-fuoco nelle menti di milioni di Millennials di tutto il mondo. Stiamo parlando di The O.C.
L’arte del sacrosanto rewatch
Periodicamente, io il mio rewatch sacrosanto lo faccio. Un po' perché sono fondamentalmente una nostalgica. Un po' perché lo ammetto, ancora oggi sono una fangirl. Specialmente di uno dei personaggi più tossici, ma non è il momento di svelarvi di chi (spoiler: non è Ryan).
L'ultima volta che ho visto The O.C. per intero è stato circa 1 anno e mezzo fa. Quando la mia amica mi ha confessato: "Non lo ho mai guardato". Dopo essermi ripresa dal micro-aneurisma che mi aveva colpita a seguito della sua dichiarazione, le ho detto che non era possibile che non lo avesse mai guardato. La sua falla nel sistema andava colmata o non saremmo più potute essere amiche. Così ci siamo imbarcate nel nostro viaggio. E ogni rewatch non è mai come il primo. Dalla tua parte ogni volta hai anni alle spalle. Altri bagagli sempre più pesanti e consumati e carichi. Nuovi punti di vista sul mondo. Quindi devo dire che, in effetti, anche all'ultimo mio rewatch ho potuto constatare cose che forse da teenager non avrei potuto cogliere.
Un mosaico generazionale
The O.C. intreccia abilmente generazioni e prototipi umani. E lo fa con l’abilità di aver saputo racchiudere in una sola serie TV praticamente tutti gli stereotipi dell’universo-mondo.
Abbiamo l’avvocato squattrinato (sì dai, perché Sandy sarebbe stato squattrinato senza Kirsten) campato principalmente dalla moglie. Uomo di buon cuore e con la pazienza di Giobbe. Uno di quelli che in Sicilia chiameremmo “unni mi chiovi mi sciddica” (tradotto: l’acqua piovana mi scivola addosso, vivo senza pensieri), che con la calma di un monaco zen ha affrontato almeno 42 tragedie nel corso delle seasons, che già due soltanto di quello stesso spessore sarebbero bastate a mandare chiunque alla neurodeliri.
Abbiamo Kirsten, una moglie ricca e cocca di papà, risoluta, austera, con la testa sulle spalle, ma che poi a un certo punto non si capisce bene perché smattadibbrutto e inizia a bere (in effetti, ripeto, vivendo come vivevano i personaggi in quella serie, questo mi pare un esito sicuramente più normale rispetto alla calma da monaco tibetano di Sandy).
C’è Julie Cooper… oh Julie, su di lei servirebbe proprio un trattato di 400 pagine (Julie, I love you) ma qui la ricorderemo solo come quella-che-va-a-letto-col-fidanzato-della-figlia.
E poi c’è la figlia, certo: Marissa. Che in effetti rappresenta l’emblema della follia assoluta. A rivederla a distanza di anni mi sono detta almeno trentadue volte: Marissa-ma-cosa-stracabbo-fai?
Poi però mi sono ricordata che sua madre si era fatta il suo fidanzato e suo padre era fuggito in barca dopo avere truffato mezza Orange County, e allora mi sono fatta una camomilla. Brava, sorella. Going batshit insane era la sola cosa saggia da fare, in effetti.
Infine abbiamo Ryan e Seth. Un duo a volte tragicomico. L'eroe e l’antieroe. Il teppistello e lo sfigatello. Cliché? Senza dubbio. Però insieme funzionavano.
Inoltre, l’età adulta mi ha portato a un’ epifania: Seth non era scemo. Faceva solo finta di esserlo. Quindi, in questo riesce a essere più fascinoso di un Ryan, che spesso tenta di fare l’eroe maledetto, ma senza riuscirci (almeno per me, Ryan. Nel mio cuore hai sempre peccato di allure o forse la verità è che non eri delinquente abbastanza per andarmi a genio).
Infine arriva lei: colei che era talvolta soprannominata anche La Nana. Sì, stiamo parlando di Summer Roberts. Frizzante, peperina, con un caratterino niente male. Per me l’iconica Summer insieme alla sempre-sia-lodata Julie Cooper.
Summer che ci prova a riprendere Marissa e a portarla sulla retta via. Tentativi tutti vani. Perché lo sappiamo bene che Marissa era una mina vagante.
Il teen drama con un pizzico di sana realtà
Tralasciando la sequela di drammi atroci che costellavano le loro vite a ogni singolo episodio, The O.C. è riuscito a essere un teen drama vero. Perché raccontava a volte con brutale obiettività le vite dei teen ricchi e annoiati che popolavano la California.
Capiamoci, non è mai stato un teen drama surreale alla Gossip Girl. Dove tutti sembravano costantemente sull’orlo di pronunciare uno slogan di una pubblicità che vendeva caviale. Zero credibilità. Tutti arrivavano a scuola in limousine (ma davvero?) Chuck Bass per 6 stagioni sempre con la stessa espressione tra lo stordito e l’annoiato. No, grazie.
The O.C. è riuscito a dipingere paure e speranze, sogni e aspirazioni, in maniera quasi rassicurante. Anche nella disperazione. Anche nel delirio e nel tumulto. Tutto poi si risolveva. E c’era un qualcosa di rassicurante in questo, ed è per questo che forse siamo in tanti a continuare a guardarlo periodicamente. Per ritrovare quel senso di sicurezza anche di fronte a eventi laceranti che lasciavano attoniti. Anche di fronte ai traumi.
Marissa vittima sacrificale o deus ex machina?
E a proposito di eventi laceranti, ovviamente la morte di Marissa è uno di quelli. Il fandom la vede spesso come una vittima sacrificale. Per chi non lo sapesse, Mischa Barton (l’attrice che interpretava Marissa) ebbe un breakdown totale, ed era diventato difficile gestirla sul set. Seppure mai ufficialmente dichiarato da nessuno, si evince che la sua depressione fu la causa principale per la quale il personaggio di Marissa venne fatto uscire di scena.
Ma in effetti, che altra fine avrebbe potuto fare il suo personaggio? In 4 stagioni era passata per:
una sequela di tragedie familiari,
tira e molla continui con Ryan, alcuni dei quali traumatici;
una relazione ambigua (amicizia? altro? boh, chi lo ha mai capito) con uno stalker folle, aka Oliver;
una storia con un surfista delinquente (delinquente vero, non come Ryan. Parliamo di Volchok-patrono-di-tutti-i-delinquenti)
e poi la fine. Proprio per mano del suddetto.
Insomma, morendo Marissa i problemi li ha risolti: il suo personaggio ormai aveva dato tutto. Cosa potevano farle fare? Farla sposare con Ryan? Troppo scontato. Farla scappare con Volchock? Troppo prevedibile.
Forse la sola alternativa agghiacciante senza ucciderla-ucciderla sarebbe stata farla diventare suora di clausura. Suor Marissa pentita di tutti i suoi peccati. Ma la morte è quella che più colpisce in una serie tv. Specialmente se violenta, e brutale, e tremendamente triste come la sua. Con *Hallelujah di Jeff Buckley in sottofondo*
E quindi morte sia, amen. Salutata Marissa, la quarta stagione è tutta in discesa (o quasi). Ci hanno regalato il finale che tutti sognavamo e arrivederci e buonanotte.
Ma veniamo allo spoiler iniziale: il mio personaggio preferito? Anzi, sottolineiamo, ma solo perché voglio sembrare con meno problemi di quanti non ne abbia. Il mio personaggio secondario preferito.
Volchock e il fascino del bad boy
Non mi vergogno più a dirlo (una volta forse sì). Il mio non-main character preferito è Volchock. LUI è il vero eroe solitario di tutta la serie. Cresciuto a pane e pugni in faccia, per sopravvivere si è dato allo spaccio e alla delinquenza. E questo perché? Perché non ha avuto un Sandy Cohen a salvarlo come è successo invece a Ryan.
Ryan ha avuto la botta di fortuna. Lui no. Ryan e Volchok rappresentavano due facce della stessa medaglia e infatti non è un caso che si stessero contendendo la stessa ragazza (Marissa).
Uno, Ryan, si era salvato dalle morse taglienti delle cattive compagnie solo perché lo avevano acchiappato per i capelli.
L’altro, Volchock, c’era finito dentro con tutte le scarpe e questo lo rendeva terribilmente umano perché non faceva altro che incasinarsi la vita nei modi più insulsi possibili e immaginabili.
Il vero fascino del bulletto tormentato dai fantasmi, la medaglia del bello e maledetto va a lui, pur con la sua dignità di personaggio secondario. Pur avendo infine compiuto lo scriteriato gesto che ha portato Marissa alla morte. Che chi ha visto The O.C. ricorderà, è stato più un incidente dettato dalla disperazione che una reale intenzione di ucciderla. E questo lo ricorda anche Seth a un Ryan incazzato e vendicativo, sul divano della cassetta in piscina, mentre cerca di dissuaderlo dal farsi giustizia da solo.
Quindi sì. Volchock è il mio personaggio secondario preferito perché riesce, con tutti i suoi difetti, a essere vero e reale. La falla nel sistema sullo sfondo perfetto del mare calmo della California. Il glitch che ha mandato tutto in corto resettando l’ordine delle cose su una frequenza del caos diversa da quella precedente.
Scusa, Volchock, se nessuno ti ha dato il tuo Sandy Cohen. Ma nella vita ci sono i Ryan e i Kevin Volchock e qualcuno, Kevin Volchock, doveva pur farlo.